Proprietà naturali e classificazione scientifica dell'aconito

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  1. ~ C o l e ~
     
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    Natsumi Raimon fissò con palese interesse i compiti che aveva ritirato poche ore prima.
    “Proprietà naturali e classificazione scientifica dell'aconito”.
    Compito elementare a detta sua, semplice, rapido. E poco importava se aveva detto che voleva almeno tre fogli di pergamena, anche lei era stata una studentessa e non le era mai parso difficile compilare tre fogli con la sua grafia ordinata e piccola.
    Sospirò e aprì una boccetta di inchiostro rosso, prese una piuma d'aquila e la intinse nel liquido carminio.
    Proprio mentre stava per prendere il primo compito dalla pila, rabbrividì dal freddo. Aveva provato senza successo a fare pressioni per spostare le aule di pozioni dai sotterranei al primo piano, ma era stata bocciata la sua idea a prescindere. Avrebbe dovuto aspettarselo, dopotutto era la prima insegnante ad essere stata Corvonero e non Serpeverde, le Serpi amavano quei tuguri bui e umidi e a nessuno del corpo docenti era sembrato il caso di modificare le vecchie abitudini.
    Senza una parola, roteò con un movimento rapido ed elegante del polso la bacchetta e il fuoco nel suo ufficiò iniziò a scoppiettare allegro.
    Sarebbe stata una lunga serata.

    Edited by ~ C o l e ~ - 21/11/2013, 16:02
     
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  2. Echo Capulet.
     
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    Soffiò sulle dita, sperando di scaldarle almeno un po’. Come al solito, le mani di Minamisawa, erano gelide. Le dita intirizzite faticavano spesso a muoversi, figurarsi nei sotterranei. Superò con estrema eleganza i giocatori di Quidditch di Serpeverde. Da quando l’avevano visto in volo, ogni occasione era buona per pregalo di entrare a far parte della squadra. Si sistemò la sciarpa pesante, guardando le scale per i sotterranei del laboratorio di Pozioni. Nella fretta doveva aver lasciato lì anche la bacchetta, oltre al suo prezioso libro stracolmo di appunti di Pozioni. Sospirò, sperando di non incrociare qualche compagno o professore. Scese in modo repentino la scalinata in marmo lucido, percorrendo a grandi falcate il corridoio che portava al laboratorio. Probabilmente sarebbe stato inevitabile non incontrare la professoressa di Pozioni. Natsumi Raimon. Era la prima volta nella storia di Hogwarts che vedeva un Corvonero in un posto solitamente destinato ad un severo Serpeverde. Oh, poco importava. Una volta ottenuto il suo M.A.G.O., avrebbe puntato alla carica di professore di Difesa contro le Arti Oscure. Scrollò le spalle, spingendo piano la porta del laboratorio davanti a lui. L’unico rumore che riuscì a captare fu lo scoppiettio allegro di un fuoco e il piacevole suono dello sfregamento di una penna contro una pergamena.
     
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  3. ~ C o l e ~
     
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    Un rumore la distrasse dalla sua attività, il rumore di qualcuno che entrava nel laboratorio di pozioni.
    Chiunque fosse avrebbe dovuto fare più attenzione a non farsi scoprire, pensò posando la penna, attenta che non macchiasse il foglio, e afferrando la bacchetta.
    Uno studente che si dirigeva a quell'ora nell'aula di pozioni non doveva necessariamente avere intenzioni malvagie, ma dato che era quasi ora di cena e aveva congedato un'ora prima gli ultimi studenti che erano venuti per chiederle ulteriori spiegazioni, Tassorosso e Grifondoro ovvio, non le pareva normale che un ragazzo o una ragazza se ne andasse in giro per i sotterranei. Lei non lo avrebbe mai fatto all'epoca.
    A meno che il suddetto studente non fosse stato un Serpeverde, ma in quel caso avrebbe dovuto preoccuparsi veramente: gli alunni di quella casa erano per la maggior parte buoni pozionisti e se si erano intrufolati nell'aula le probabilità che avessero intenzioni poco ortodosse erano alte.
    La porta del laboratorio era socchiusa e si poteva vedere la luce di una bacchetta che illuminava debolmente la stanza, mentre una figura cercava qualcosa.
    Natsumi lo riconobbe solo dopo averlo osservato in silenzio per pochi secondi.
    "Che ci fa qui, Minamisawa?" chiese.
    Un momento dopo, avvalendosi di un incantesimo non verbale, aveva acceso tutte le candele per poter vedere meglio il suo alunno.
     
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  4. Echo Capulet.
     
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    Minamisawa rimase impassibile nel vedere le candele accendersi. In fondo doveva aspettarselo, non poteva essere solo, nell’aula di Pozioni. A quell’ora, poi. Ed effettivamente le sue intenzioni potevano rivelarsi sospette essendo lui un Serpeverde che si aggirava tranquillamente proprio in quel laboratorio. Nel corso degli anni, qualche studente aveva, per così dire, preso in prestito a tempo indeterminato e all’insaputa di tutti qualche ingrediente dal laboratorio. Pozioni perlopiù innocue, mirate solo alle burle tra dormitori. Ma c’era sempre qualche strappo alla regola: le pozioni più innocue potevano anche trasformarsi in veleni mortali, o quanto meno abbastanza pericolosi da stendere qualcuno per una settimana. E quindi negli anni avevano imparato che prevenire era sicuramente meglio che curare. Bastava mettere qualcuno a guardia del laboratorio fino ad una certa ora e tutto andava liscio.
    «Professoressa Raimon» fece un lieve cenno con il capo, lasciando correre lo sguardo sulla donna. «Nulla di potenzialmente pericoloso, non si preoccupi. Mi sono recato qui solamente per prendere il mio libro e la bacchetta.»
    Non distolse lo sguardo da Natsumi, illuminata solamente dalla luce calda e avvolgente delle candele dell’aula. Donna, ventiquattrenne, Corvonero. Insomma, quella donna era una completa eccezione alla regola, considerando che spesso i professori di Pozioni erano uomini di Serpeverde. Beh, di certo non poteva lamentarsi. Il suo rendimento scolastico in Pozioni era un filo dall’eccellente, quindi non aveva alcuna motivazione per avere in antipatia la donna.

    Mi scuso per il vergognoso ritardo, Niki qq
     
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  5. ~ C o l e ~
     
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    "Il mio buonsenso e la mia esperienza mi renderebbe incline al toglierle una cinquantina di punti tanto per iniziare." ammise la donna fissando negli occhi. Cercando negli occhi una qualche traccia di bugia.
    Serpeverde. Una razza da non sottovalutare.
    Non trovò nulla che la indusse a non fidarsi di quegli occhi bordeaux così particolari e intensi, nonostante l'esperienza avesse reso automatica la diffidenza verso gli appartenenti di quella casa.
    "Ma visto che lei è uno dei miei studenti più brillanti mi limiterò a toglierle cinque punti per aver dimenticato il materiale scolastico in aula. Qualcosa da obiettare?" chiese. Non le sembrava il caso di punirlo troppo duramente, c'era qualcosa in lui che riusciva a strapparla dalla sua professionalità; la sua sicurezza forse.
    O era l'arroganza? La stessa arroganza che l'aveva contraddistinta da giovane. Scosse i capelli, cancellando quel ricordo e attendendo una risposta.

    tranquillaaaa :D
     
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  6. Echo Capulet.
     
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    «Cinque punti? Faccia pure, del resto è lei qui che comanda, no?»
    Si lasciò quasi strappare un sorriso arrogante alla prima affermazione di Natsumi. La diffidenza nei confronti della casa di Serpeverde all’interno di Hogwarts era sempre stata alle stelle. I più potenti maghi, perlopiù maghi oscuri o dal talento spiccato nelle Arti Oscure, erano della sua casa. Era una cosa naturale l’inclinazione dei Serpeverde verso Pozioni e Difesa contro le Arti Oscure.
    Percorse la copertina del libro con la punta del dito, esaminandone ogni singolo millimetro con il tatto. Non aveva la minima intenzione di distogliere lo sguardo, non lui che era cresciuto a suon di «sguardo alto, Minamisawa!». Nella stanza era calato un silenzio irreale. Di una calma assurdamente strana e tirata.
    Infine un sorrisetto campeggiò sul suo viso, prendendo poi tra le dita la bacchetta di agrifoglio, posata vicino al libro di Pozioni. Probabilmente avrebbe commesso un disastro, ormai i suoi compagni c’erano abituati, ma si divertiva un mondo a provocare le persone.
    «O forse» rilasciò cadere il braccio lungo il fianco, con la bacchetta nella mano «pensa che gli studenti di Serpeverde siano pericolosi con una bacchetta in mano?~».
    Rimase a squadrarla nella luce delle candele.
    Diffidenza.
    Ormai era abituato anche a quegli sguardi.
     
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  7. ~ C o l e ~
     
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    Fisso i suoi occhi, rifiutandosi di abbassare lo sguardo, l'orgoglio che le urlava di non provare neanche a farla passare liscia a quel marmocchio insolente che si divertiva a punzecchiarla.
    Le ricordava qualcuno... Preferì lasciar correre, ci avrebbe pensato poi.
    Sorrise notando un lampo di sfida negli occhi del ragazzo e disse: "Penso semplicemente di aver conosciuto, e incontrato, studenti di Serpeverde dotati di abbastanza giudizio dal saper riconoscere quando estrarre una bacchetta e quando non farlo. E' una caratteristica dei Grifondoro quella dell'avventatezza, non dei Serpeverde. E, sinceramente, stimo di più chi pensa prima di agire, a chi non lo fa e si lancia nella mischia."
    Era totalmente sicura delle sue parole, lo pensava davvero. All'epoca aveva stimato di più un coetaneo Serpeverde rispetto ad un Grifondoro, solo perché l'appartenente alla casa di Salazar aveva dato prova di riflettere prima di agire. Che poi le sue azioni non fossero state comunque esemplari e rette era un altro discorso. Come quella volta in cui l'aveva sorpreso nella Sezione Proibita della Biblioteca... E dire che era un Prefetto pure lui.
    "Minamisawa, lei è per caso l'eccezione che conferma la regola?"
     
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  8. Echo Capulet.
     
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    Si lasciò strappare una risatina, lasciando cadere la bacchetta nella tasca della tunica:«Oh beh, non le saprei dire.» rise ancora, senza degnare di uno sguardo il libro di Pozioni abbandonato sul banco. «Diciamo che preferisco preservare la mia pelle. Meglio prevenire e quindi filarsela che curare prima che sia troppo tardi, non crede?~»
    Incrociò le braccia al petto, mantenendo quel sorrisetto che tanto caratterizzava il suo viso. In fondo era sorpreso dall’affermazione di Natsumi. Qualcun altro non avrebbe risposto in quel modo, oltretutto senza togliere punti a Serpeverde o cominciare a sbraitare.
    «Lei è la prima persona che dice una cosa simile, sono piacevolmente sorpreso,» agitò la mano in aria con un gesto vago ma elegante, per poi riportare le braccia incrociate, inarcando un sopracciglio:«Avete avuto modo di confrontarvi con qualcuno della mia casa?» la sua voce lasciava trasparire solo una punta di malizia, ma il resto era interesse. Del resto non capitava tutti i giorni sentire un’opinione come quella della Raimon sul suo dormitorio.
     
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  9. ~ C o l e ~
     
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    "Immagino abbiate ragione." concesse la donna, senza scomporsi. "In quanto alla seconda domanda non credo che questo sia il luogo adatto e non ritengo neppure che sia consono condividere le mie esperienze scolastiche con un mio alunno." ammise.
    Poi con un movimento rapido del polso spense le candele e si voltò, lasciando l'aula di Pozioni. Non che non volesse raccontargli qualche avvenimento e le sue esperienze con le Serpi, ma davvero quell'aula era troppo fredda per i suoi gusti e molto probabilmente era sconveniente che un'insegnate si confidasse in quel modo con uno studente.
    E poi aveva dei compiti da correggere.
    Proprietà naturali e classificazione scientifica dell'aconito.
    E tra quei compiti c'era pure quello di Atsushi Minamisawa.
    Non si voltò, conscia che se avesse voluto davvero sentire dei suoi trascorsi, l'avrebbe seguita.
    Un rumore di passi la seguì e Natsumi si fermò esattamente davanti al suo ufficio, poi si voltò ed attese. Attese di vedere quale sarebbe stata la prossima mossa di Minamisawa.

    Te ne andrai o rimarrai?

     
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  10. Echo Capulet.
     
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    Incespicò quando le candele si spensero e la stanza piombò nella penombra. Urtò un paio di banchi al buio, pur con l’ausilio di un «Lumos» appena sussurrato, rischiando più volte di lasciarsi sfuggire il libro dalle mani. La seguì per tutti i corridoi, a passo svelto, senza correre. La tunica in quelle situazioni poteva anche rivelarsi un imbroglio, anche abbastanza rischioso, considerando il pericolo di finire faccia a terra.
    Se Atsushi Minamisawa voleva qualcosa, Atsushi Minamisawa avrebbe ottenuto quella cosa. Indipendentemente dal tipo di cosa che volesse Atsushi, riusciva a procurarsela. O da solo o tramite giri di persone. E sapere quella storia dalla professoressa Natsumi era una cosa che doveva fare da solo. Quando svoltò l’ultima volta, incrociò i suoi occhi ramati. Se ne stava davanti alla porta del suo ufficio, perfettamente consapevole del fatto che il sedicenne l’avrebbe inseguita.
    Lasciò scivolare la bacchetta nella tasca della tunica e strinse il libro tra le dita.
    «Davvero un’uscita di classe, professoressa.» ridacchiò, fermandosi esattamente davanti alla donna. «Ma non creda che dopo la sua affermazione, io demorda così facilmente dalle mie intenzioni.»
    Tirò l’ennesimo sorriso fiero, sostenendo lo sguardo della castana.
     
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  11. ~ C o l e ~
     
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    Non poté proprio fare a meno di sorridere a quelle parole. Non poté evitare alle sue labbra di piegarsi in un sorriso sincero alla vista dei suoi occhi determinati e del suo sorriso fiero.
    Era divertente quel ragazzo.
    Tanto per fare, lo punzecchiò ancora un po': "E se le ordinassi di andarsene, Minamisawa? Se non la facessi entrare? A cosa arriverebbe per soddisfare la sua curiosità?"
    Non si mosse di un millimetro, mentre attendeva la sua risposta.

    Edited by ~ C o l e ~ - 9/1/2014, 19:45
     
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  12. Echo Capulet.
     
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    Rise in modo leggero, per poi incrociare le braccia al petto, squadrando la donna:«Se mi ordinasse queste cose, professoressa Raimon, avrei la conferma che lei non è poi tanto diversa da me. Dico bene?»
    Si lasciò dipingere un leggero sorriso serafico, quelli che sapeva fare solo lui, che mescolavano malizia, superbia e provocazione. Si stavano punzecchiando a vicenda ed entrambi ne erano consapevoli. Assurdo, proprio lui che aveva sempre mantenuto le distanze tra gli insegnanti, ora si era ritrovato ad inseguirne una e a interessarsi ad una sua affermazione.
    «... O devo supporre che forse lei ha qualcosa da nascondere?» non resistette. Le sue labbra rimasero piegate in quel sorriso serafico, l’atteggiamento rilassato e le braccia incrociate al petto.
     
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  13. ~ C o l e ~
     
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    "Allora è pregato di entrare e di riscaldarsi quelle mani." rispose impassibile, sciogliendo la postura che aveva istintivamente irrigidito quando aveva sentito il suggerimento su un presunto passato da nascondere.
    Non aveva nulla da nascondere, si ripeté. Nulla da nascondere. Quindi poteva perfettamente far entrare nel suo studio quel ragazzo fin troppo insolente che la divertiva, almeno per risparmiargli di perdere l'uso delle dita, che le davano l'impressione di essere gelide. Con calma si avviò verso la scrivania, dove dei rotoli di pergamena erano ordinatamente disposti, e si sedette. Riprese in mano la penna d'aquila e la intinse nell'inchiostro rosso.
    Poi posò distrattamente lo sguardo sull'intruso.
    "Cosa le è parso del compito che ho assegnato a proposito dell'aconito? Sono curiosa del parere di un ragazzo così portato come lei, Minamisawa." E senza attendere una risposta, aggiunse: "Ed esattamente cosa vorrebbe sapere su di me?"
     
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  14. Echo Capulet.
     
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    Seguì la donna all’interno dell’ufficio. Piuttosto accogliente e un arredamento anche raffinato. Nulla di pacchiano in giro e quindi la permanenza in quella stanza risultò anche gradevolmente piacevole. Lasciò scivolare le mani lungo i fianchi, gustandosi il teporino dell’ufficio. C’era una bella differenza di temperatura tra l’aula sotterranea di Pozioni e l’ufficio di Natsumi Raimon.
    Rimase a scrutare la stanza per un po’, riportando infine lo sguardo alla scrivania della professoressa:«Un elemento estremamente interessante, l’aconito. Ho trovato soprattutto intrigante il fatto che pur avendo delle foglie tossiche sia un componente dell’antidoto per il Distillato della Morte Vivente.»
    Esibì un gesto vago con la mano. Andava fiero del suo rendimento di Pozioni. Tuttavia ora aveva altri pensieri per la testa. Fissò intensamente Natsumi, muovendo poco le dita ancora intorpidite:«Ciò che voglio sapere da lei, è chi ha stimato in particolare della mia Casa. Glielo si legge in faccia, professoressa. Non può essersi solamente basata su un giudizio superfluo sui Serpeverde.»
    Accorciò di qualche passo la distanza dalla scrivania, fissando negli occhi la Raimon.:«Deve aver conosciuto qualcuno di particolare
     
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  15. ~ C o l e ~
     
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    "Vedremo se il suo compito sarà all'altezza delle sue parole." mormorò continuando a correggere il compito che aveva sottomano, senza curarsi del nome scritto sopra. Non voleva essere imparziale.
    Trovò un errore. Di grammatica. Sbuffò spazientita, diamine, avevano sedici anni e non sapevano la loro lingua madre. Prese uno dei suoi fogli, quelli che profumavano di vaniglia, che consegnava agli alunni con le correzioni, le pagine da studiare per colmare le lacune e, non così occasionalmente, gli errori di grammatica. Iniziò ad appuntare le parti mancanti, gli errori, le imprecisioni, finché non fu soddisfatta del suo lavoro. I suoi studenti non potevano dire che non avesse a cuore la loro conoscenza.
    Non fiatò, ma sapeva che Minamisawa se trovava esattamente davanti alla sua scrivania, in attesa. Li divideva poco più di un metro e con turbamento si rese conto che era il primo studente ad avvicinarsi così tanto a lei. Era consono che la distanza tra insegnate a studente fosse cosi poca?
    Sospirò e, senza alzare lo sguardo, disse: "Certo che non mi sono basata su un giudizio superfluo sui Serpeverde, se lo avessi fatto lei avrei tolto cinquanta punti e l'avrei messa in punizione. Ma non sono sicura di voler rivelarle il nome della persona che mi ha fatto cambiare idea..."
    Intinse per l'ennesima volta la penna nella boccetta d'inchiostro e scrisse un "Accettabile", poi passò ad un altro tema.
    "E poi lei non mi ha ancora detto cosa sarebbe disposto a fare per la mia storia." fece notare, in un discreto quando disperato tentativo di prendere tempo.
     
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